Dalla pellicola al D-Cinema

L’avvento del cinema digitale, o comunemente noto come D-Cinema, è una vera e propria rivoluzione, perché dopo circa un secolo di storia il cinema abbandona il suo elemento base e il suo simbolo: la pellicola.

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Il grande regista russo Sergei Eisenstein con una pellicola. Fonte: filmforlife.org

Questo radicale cambiamento non è stato omogeneo in tutto il mondo. L’Italia, per esempio, ci ha messo molti più anni rispetto al cinema d’oltreoceano (quello Americano) ad accogliere totalmente le nuove strumentazioni digitali e questo si deve al fatto che il cinema italiano è sempre stato, più di ogni altro Paese, vincolato alla tradizione e al cinema d’autore.

Ma cosa ha spinto alla fine i registi ad allontanarsi progressivamente da qualcosa che solo nel nome (film in inglese) racchiude tutta l’essenza del cinema del ‘900?

Il poter girare un film in digitale consta in un notevole risparmio per quanto riguarda i costi di ripresa; infatti, essendo tutto digitalizzato, viene meno la necessità di acquistare e soprattutto stampare grandi quantità di pellicole. Costo che in parte si sposta verso l’acquisto di nuove macchine da presa tutto fuorché economiche che presentano, tuttavia, innumerevoli vantaggi dal punto di vista pratico e visivo. Oltre ad essere meno voluminose e meno pesanti delle vecchie Askania Z-35 o Arriflex 300, le nuove cineprese, come la steadicam, ammettono una particolare imbrigliatura che

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Cinepresa Askania Z-35. Fonte: liveauctioneers.com

permette di legare la telecamera al corpo dell’operatore, realizzando riprese con più fluidità e scioltezza(come ben descritto sul sito della TRECCANI).

Per quanto riguarda la resa scenica delle immagini, il D-Cinema ha compiuto passi da gigante rispetto al suo predecessore. Se da un lato i processi di stampa della pellicola 35 mm rendevano la qualità finale ben lontana da quella prevista in fase di produzione, il D-Cinema offre allo spettatore il film esattamente come previsto dal regista. Grazie al digitale ora vi è la possibilità in fase di produzione di dare riscontri anticipati sulla qualità del materiale girato; infatti, mentre sono in corso le riprese, sul monitor di controllo delle videocamere è possibile vedere la scena e la resa finale del girato, permettendo ai registi di modificare così la scena in corso d’opera.

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Operatore con steadicam. Fonte: Wikipedia

Interrompendo per un istante questo profondo elogio verso il digitale, è doveroso ricordare che d’altro canto la pellicola permetteva una miglior riproduzione dei colori ed una maggior profondità degli stessi, oltre a garantire una profondità di campo nelle riprese, che il digitale, per motivi tecnici, non può riprodurre.

Siamo di fronte quindi a una vera e propria Rivoluzione Artistica che pianta le sue radici nell’ormai lontano Mondo Analogico e che continua ad evolversi giorno dopo giorno, dimezzando sempre più la distanza che intercorre tra il mondo reale e quello cinematografico.

A breve nuove curiosità sul D-Cinema, non perdetevi quindi il prossimo post…

Matteo.

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